Percorsi di “educazione alle relazioni”: prèsidi a confronto

I dirigenti dell’ITE “Grimaldi-Pacioli”, del Liceo Classico “P. Galluppi” ed il dell’I.C. “Pascoli-Aldisio-D’Errico” esprimono il loro parere sulla proposta

Più informazioni su

    Nella settimana in cui si celebra la giornata internazionale contro la violenza di genere, il 25 novembre, il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha presentato il percorso denominato “educare alle relazioni”, dedicato, in “via sperimentale” agli istituti superiori. Quest’ultimo consisterà in 30 ore extracurriculari, che le scuole potranno decidere o meno d’includere nella propria offerta formativa, dedicate alla discussione con esperti ed influencer su tematiche legate all’affettività, alla cura delle relazioni ed alle conseguenze legali di alcune azioni. Ciò, ovviamente, con l’obiettivo di contrastare ogni forma di violenza.

    Le opinioni di alcuni dirigenti scolastici catanzaresi

    In attesa delle linee guida, che dovrebbero arrivare al più presto ai singoli istituti, la dirigente dell’ITE “Grimaldi-Pacioli” di Catanzaro, Cristina Lupia, ha affermato che “questi percorsi sono attività necessarie, importanti e fondamentali ma, non possono essere ridotte ad un determinato periodo d’intervento”. “È necessaria un’educazione capillare e strutturata – aggiunge – sulle relazioni”. L’istituto, infatti, prima che arrivasse la proposta da parte del Ministero, aveva già riflettuto sul creare degli interventi maggiormente incisivi. “All’interno delle ore di educazione civica (circa 33, ndr) – spiega – avevamo pensato già d’inserire dei percorsi sull’affettività e sulle differenze di genere, curate da docenti formati sull’argomento”. In merito all’iniziativa ministeriale, si è espressa anche la dirigente del Liceo Classico “P. Galluppi” di Catanzaro, Rosetta Falbo, la quale ha sottolineato che “è arrivato il momento di dedicarsi all’affettività ed alla cura delle relazioni”. “Ben venga – aggiunge – questo intervento strutturato di educazione alle relazioni”. La professoressa ha poi evidenziato l’importanza dell’inserimento nelle scuole di figure specialistiche, che si occupino di questo aspetto. “Lo psicologo – illustra – è una figura fondamentale per i ragazzi, che ne hanno reale bisogno: durante l’adolescenza si ha la necessità d’interfacciarsi con una figura specialistica per poter parlare delle proprie emozioni. Dopo il Covid, questo bisogno è diventato impellente”.

    Dai percorsi di “educazione alle relazioni”, sono stati esclusi, in questa prima fase,i i livelli d’istruzione dell’infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado. In merito a tale scelta da parte del governo, il dirigente dell’I.C. “Pascoli-Aldisio-D’Errico” di Catanzaro, Raoul Elia, ha affermato che “è una soluzione emergenziale e, poiché i disagi riguardano maggiormente la fascia d’età compresa tra i 14/15 ai 18 anni, è un problema più ad appannaggio delle scuole secondarie di secondo grado”. Prendendo come esempio la scuola da lui gestita, il professore Elia, ha dichiarato: “Nella mia scuola, da circa 3 anni, viene adottato un protocollo per la gestione delle emozioni”. “Sono attività – sottolinea – che avevamo già in cantiere e non ci troviamo nell’emergenza come la scuola secondaria di secondo grado. Fino a questo momento, infatti, era stata trascurata la cura emotiva di un periodo fondamentale per la formazione della personalità, ovvero nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta”. Non sono state dello stesso avviso, però, né la dirigente dell’ITE “Grimaldi- Pacioli”, né la dirigente del Liceo Classico. Entrambe, hanno posto l’accento sull’importanza di interventi strutturati, da parte del ministero, sin dalla scuola dell’infanzia. “Bisogna partire dalla scuola dell’infanzia – asserisce la professoressa Lupia – mettendo in atto degli interventi, guidati dalle figure specialistiche, di educazione alle emozioni, in egual misura per bambini di sesso maschile e femminile”. A tali parole hanno fatto eco quelle della professoressa Falbo, che ha affermato: “L’intervento deve essere quanto più precoce possibile, perché già dalla scuola dell’infanzia s’iniziano ad evidenziare i disagi dei bambini: l’incapacità nel gestire le emozioni e l’intolleranza alle frustrazioni, che porta i bambini ad avere comportamenti aggressivi”. “Ritengo necessario – conclude – coinvolgere anche le famiglie, che devono accompagnare, insieme alla scuola, la crescita emotiva del bambino”.

    Come hanno vissuto le scuole sopra citate la giornata del 25 novembre

    Le attività proposte dalle scuole sopra citate sono state molteplici: dall’adesione al flashmob realizzato dal Lions Club Rupe Ventosa di Catanzaro alle discussioni in classe sulla tematica della violenza di genere; dagli incontri con esperti alla realizzazione di cartelloni da affiggere sulle finestre; dai momenti vissuti nel cortile interno dove vi è posta una panchina dipinta rigorosamente di rosso al montaggio di un video che pone gli studenti come protagonisti. L’obiettivo comune, però, è stato quello di sensibilizzare i ragazzi affinché capiscano che la lotta contro la violenza di genere non si attua soltanto un giorno all’anno ma tutti i giorni.

    Più informazioni su