Il sindaco, le tangenti ed il “collega” primo cittadino di un centro del soveratese che prima intermedia e poi denuncia

Tante ancora le responsabilità da chiarire nella vicenda che ha portato agli arresti domiciliari il capo dell'amministrazione di San Vito. Il Gip "prove inconfutabili del fatto che, ogni pratica comunale da cui dipendono le legittime aspettative dell’imprenditoria privata, diventa occasione per proporne l’accelerazione in chiave corruttiva”

E’ di 28 pagine l’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico del sindaco di San Vito sullo Jonio, Alessandro Doria, per altro funzionario della Regione Calabria, firmata dal Gip Claudio Paris.

Alessandro Doria sindaco di San Vito sullo Jonio

Ventotto pagine in cui i due fatti che hanno portato alle ipotesi di reato contestate a Doria, vengono descritti separatamente, ma con un unico comune denominatore.

Il primo cittadino del comune dell’hinterland del Soveratese aveva bisogno di liquidità. Cinquemila euro prima, millecinque dopo, fino ad arrivare ad ottantamila euro.

Ogni prestazione da “sindaco”, si trattasse di una pratica per usi civici finalizzata ad accelearre la realizzazione di un Parco eolico, o lo sblocco di un pagamento per delle fatture a delle ditte, per altro incaricate tramite affidamento diretto, avrebbe avuto un tariffario.

Dazioni di denaro che Doria ammette, parlando con i suoi interlocutori, al telefono o tramite messaggistica, ma anche di persona, servono per finalità del tutto personali.

Alessandro Doria, 63 anni, assistito dal suo difensore Antonio Lomonaco, ha ora dieci giorni di tempo per smontare quelle accuse, che sulla carta, appaiono granitiche e portare le sue ragioni davanti al giudice durante l’interrogatorio.

Il provvedimento scaturisce da una attività investigativa condotta dai Carabinieri della Compagnia di Soverato, agli ordini del capitano Gerardo De Siena  e diretta dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto,  Giancarlo Novelli, e dal Sostituto Procuratore, Graziella Viscomi.

Anche se ancora l’attività  su questo fronte continua, ci saranno da chiarire altri ruoli ed altre responsabilità  in tutta la vicenda.

Come quella di un avvocato e sindaco anche lui di un comune del Soveratese, che fa da intermediatore tra la ditta che doveva realizzare il parco eolico e lo stesso Doria, per ciò che concerne una tangente del complessivo valore di 80.000 euro, di cui 5.000 da versare subito.

Dapprima l’avvocato intermediatore, che avrebbe dovuto, in qualità di professionista, curare gli interessi della ditta, si rammarica per la freddezza con cui lo tratta il collega primo cittadino incontrato nei corridoi della Regione Calabria.

Ma qualche giorno dopo quell’incontro i due si sentono, si vedono e si scrivono.

L’avvocato, esponendo le esigenze di celerità al disbrigo della pratica per contro della ditta di cui cura gli interessi, recepisce anche le richieste di Doria di ottenere un riconoscimento a titolo personale in denaro.

Doria non sa ancora fino a quanto può spingersi, ma 80.000 sembra una cifra “equa” ad entrambi, con una clausola però, che cinquemila siano versati subito per esigenze personali del primo cittadino.

L’avvocato garantisce, addirittura trova il modo per veicolare queste dazioni di denaro, offrendosi di incassarle sulla parcella e poi rigirarle al primo cittadino.

Ma qualcosa va storto nel piano dei due, sicuramente in quello del primo cittadino di San Vito. L’intermediatore organizza un incontro tra i responsabili dell’azienda e Doria.

Ed è lì che si consumerebbe il reato. Nel momento in cui Doria, ignaro di essere registrato, riformula la richiesta davanti all’avvocato e ad uno dei responsabili dell’azienda, che si dice “confuso” per quel tipo di “proposta”, ma anche certo, una volta capito il contenuto, di non poterla soddisfare. Altro sarebbe, secondo il manager, se la ditta dovesse in qualche modo agevolare il Comune o aziende piccole o grandi del territorio, attraverso mezzi comunque trasparenti. Ma una tangente al sindaco,per motivi personali, quella proprio no non è compresa nella loro politica aziendale (Un’esposizione diretta di gratuità di questo livello…livello cash… rischiamo tutti una situazione molto ma molto pericolosa).

Scrive il Gip a conclusione dell’analisi delle circostanze “Non può non evidenziarsi l’assoluta avidità con cui il Doria, svilendo le proprie pubbliche funzioni, reiteratamente cerca di trarne vantaggi economici: ovvero a tutto voler concedere, la grave crisi di liquidità, che lo porta da un lato ad implorare l’avvocato intermediatore, dall’altro a svendersi per somme di gran lunga inferiori (1.500 euro richiesti alla dita che si occupa di depurazione nel Comune, al fine di sbloccare i pagamenti delle fatture): prove inconfutabili del fatto che, ogni pratica comunale da cui dipendono le legittime aspettative dell’imprenditoria privata, diventa occasione per proporne l’accelerazione in chiave corruttiva”