Il seme della cultura e la forza delle emozioni contro la violenza di genere

Riflessioni giuridiche e testimonianze nel convegno organizzato dall'associazione "La voce della Legalità" con gli studenti dell'Istituto De Nobili. Tra i presenti Elisabeth Rosanò e il procuratore Silvia Peru

Più informazioni su

“Al cor gentil rempaira sempre amore”. Questa è la premessa del titolo di un convegno diventata riflessione collettiva, pregna di significati e tensione emotiva: protagonisti giovani donne e giovani uomini del futuro che è già oggi, in cui è necessario “piantare” il seme di una cultura nuova che consenta di dire “Basta” al fenomeno della violenza di genere. Al tema delle “Riflessioni giuridiche e testimonianze” è stata dedicata la mattinata di confronto, tenuta sabato scorso al Museo delle Arti di Catanzaro, promosso dall’associazione culturale “La voce della legalità”.

L’incontro si inserisce nell’ambito del progetto “Fai un passo in più!”, mostra espositiva multisensoriale, predisposta in occasione della giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, a cura degli alunni del liceo artistico “De Nobili” assieme ad alcuni alunni degli indirizzi linguistico e delle scienze umane.

Dopo i saluti del dirigente scolastico Angelo Gagliardi, e l’indirizzo di saluto del Sostituto procuratore presso la DDA di Catanzaro Annamaria Frustaci, in remoto, gli interventi dell’avvocato Simone Rizzuto, coordinatore de “La voce della legalità”, della professoressa Giulia Anna Pucci presidente dell’associazione, hanno tracciato il percorso di interventi e riflessioni arricchito dalla sensibilità del Sostituto procuratore Silvia Peru – attualmente applicata alle fasce deboli – dalla toccante testimonianza della Dottoressa in sociologia Maria Elisabeth Rosanò, che ha raccontato nella propria tesi di laurea la propria storia, quella di cui è stata diretta testimone: l’uccisione della mamma per mano del padre.

L’incontro, realizzato con il coordinamento della professoressa Elena Maida, si è sviluppato attraverso riflessioni giuridiche e sociologiche, grazie al qualificato contributo dei relatori, nonché la forte testimonianza di Elisabeth Rosanò.
L’apice dell’emozione si è sfiorata con un’altra testimonianza, quella della dottoressa Eleonora Rotella, compagna di classe di Adele Scerbo, alunna dell’Istituto De Nobili nell’ anno scolastico 1974 e vittima di femminicidio, alla cui memoria è stata dedicata una targa consegnata alla sorella, Benedetta. Presente una rappresentanza della classe IV B di cui Adele Scerbo faceva parte, accompagnata dalla loro docente di lettere Prof.ssa Rossana Siciliano, docente del De Nobili fine anni’ 60 inizi anni ’70.

“Come associazione ‘Voce della legalità’ abbiamo inteso promuovere questo convegno con cuoi abbiamo tentato in qualche modo di fare il punto della situazione sul pluriforme fenomeno della violenza di genere. Un fenomeno che purtroppo è di stretta emergenza – afferma l’avvocato Rizzuto -. Un fenomeno che dal punto di vista legislativo tuttavia continua ad essere trattato come fenomeno emergenziale, quando invece dovrebbe essere trattato come fenomeno strutturale e strutturato in seno all’assetto sistemico. Peraltro si tratta di un fenomeno nell’ambito del quale si apprezza una sorta di cortocircuito sistemico, nel senso che al cospetto di inasprimenti sanzionatori importanti, determinati anche dall’entrata in vigore del cosiddetto Codice Rosso, quindi della legge 69 dell’anno 2019 e successive modificazioni, non si registra un decremento delle condotte criminogene, quindi delle condotte che generano crimine, ma invece si registra un aumento dei reati e si tratta chiaramente di un ragionamento assolutamente antilogico perché ci dovrebbe essere ovviamente più pena, meno reati. È evidente, quindi, pertanto che il rimedio penalistico e quindi la normativa di settore non sia uno strumento sufficiente”.

In questo modo l’associazione punta a potenziare una “sensibilizzazione socio-culturale rispetto a questa variegata fenomenologia nel tentativo di spingere i ragazzi a sviluppare una cultura anche dell’affettività”.

“L’Associazione Culturale e la Voce della Legalità, oltre a promuovere il progetto Legalità in ambito scolastico, si occupa anche dell’organizzazione di incontri ed eventi formativi volti a prevenire e a contrastare la discriminazione di genere e quindi eventi sulla parità di genere, sul tema dell’inclusività, nonché la valorizzazione delle differenze in ambito scolastico – ha aggiunto la professoressa Pucci -. Di fatti una delle finalità statutarie dell’Associazione è proprio la promozione di incontri di questo tipo, esattamente come quello da ultimo realizzato in sinergia con l’Istituto ‘De Nobili’, che ha visto la “Voce della legalità” impegnata nel dare il suo contributo alla realizzazione della mostra multisensoriale “Fai un passo in più”: è fondamentale promuovere percorsi di sensibilizzazione e di consapevolezza sui temi di genere, atti a favorire cambiamenti educativi e cambiamenti culturali”.

Assegnata al settore fasce deboli, il sostituto procuratore Silvia Peru lavora da tre anni alla Procura di Catanzaro, dove si occupa di reati di violenza sessuale, prostituzione minorile, atti persecutori, reati contro la famiglia; omicidio e lesioni personali colpose. Tutti i giorni ha a che fare con reati perpetrati nei confronti di persone vulnerabili, di donne e violazioni del Codice Rosso. E lo ha raccontato agli studenti, regalandole una esperienza intensa. Credo molto in quello che faccio, però siamo sempre chiuse o nel nostro ufficio, nelle carte o nei tribunali. Esperienze che – ha detto Peru – permettono di vivere i processi che facciamo, le tragedie umane che trattiamo, di cui di solito non vediamo mai poi la fine. Io oggi ho visto anche la fine: le esperienze come quelle raccontate da Elisabeth Rosanò sono positive, ci fanno tornare più forti a combattere, ci fanno capire che ci sono persone che poi da queste tragedie rinascono. Non solo repressione, oggi abbiamo guardato ad un altro aspetto che è quello della prevenzione attraverso la cultura.

Elisabeth racconta decisa, ma non senza commozione, il dolore, provato a sei anni quando il padre uccise la madre a pochi passi dalla sua stanzetta. Lo racconta a quei ragazzi e a quelle ragazze che devono imparare a “trattare” l’amore in tutte le sue sfaccettature. “Sono contenta che, attraverso la mia testimonianza, – ci racconta la giovane donna – io possa, in qualche modo, aiutare le donne che stanno ancora cercando il coraggio di denunciare atti di violenza o i bambini che, abbandonati, sperano di poter vivere in una famiglia. I primi anni di vita con i miei genitori adottivi – che amo e ringrazio profondamente – non sono stati facili. Il mio percorso di rinascita è stato lungo e tortuoso Attraverso il mio impegno futuro continuerò a dedicarmi a questa battaglia, per rendere omaggio alla memoria di mia madre ma, anche, per me stessa. Amore e tenacia, ecco cosa serve. Spero di essere riuscita ad aprire i vostri cuori”.

Cuori spalancati anche con il commosso racconto di Eleonora Rotella, compagna di classe di Adele Scerbo, alunna dell’Istituto De Nobili uccisa dal fidanzato il 4 dicembre 1974 con 5 colpi di pistola. Un femminicidio nel cuore di Catanzaro (che racconteremo in un successivo articolo, ndr) quando ancora con questa parola – coniata nel 1992 – nessuno aveva dimestichezza, ma il dolore e la rabbia per una vita luminosa cancellata dall’arroganza della supremazia maschile diventa ossessione del possesso. E quella targa consegnata alla sorella Benedetta, grazie anche alla sensibilità della professoressa Maida, è solo un’occasione per ravvivare la memoria di Adele e non renderne vano il sacrificio.

Più informazioni su