Audacia, cuore, pragmatismo: eccolo il nuovo Catanzaro

Contro il Sassuolo la prima del nuovo corso. Il discorso da brividi di Iemmello, il valore dell'unione ed una tattica rivista

«Il destino non è che viene a caso, ce lo siamo cercato con il sudore e con il sacrificio». È finita da poco Catanzaro-Sassuolo ed al centro del campo, nel frastuono di applausi e cori che a iosa piovono dalle gradinate, Pietro Iemmello chiama a raccolta e così catechizza i compagni. Le telecamere dell’area comunicazione del club per una volta fanno uno strappo alla regola “bucando” il sacro cerchio dello spogliatoio che come da tradizione è andato componendosi al triplice fischio e tenendo accesi i microfoni catturano le parole dal capitano.

AUDACIA – «Non era facile, era difficilissimo – l’incipit – Contro una squadra che viene dalla serie A, una squadra forte, siamo andati sotto e dopo aver perso tre partite amichevoli, siamo rimasti in partita. L’abbiamo pareggiata e avremmo potuto anche vincerla; alla fine il destino ci ha voluto bene perché l’ha buttato fuori (il rigore n.d.r.)». Il destino: già, proprio lui. Il fato che – il numero nove bene ha fatto a sottolinearlo nella sua arringa – le aquile audaci non hanno visto materializzarsi passivamente e per chissà quale intervento di entità esterna davanti ai propri occhi, bensì cercato e fatto proprio, costruito con tanto sacrifio ed altrettanta tenacia sul campo. Come gli eroi nei grandi racconti del mondo antico, o più prosaicamente al giorno d’oggi altri giganti in immense ed emozionanti storie di sport. L’audacia, proprio quella: uno dei pilastri più importanti su cui si reggerà il nuovo corso giallorosso, un tratto che con il Sassuolo – e ci ha pensato questa volta il film della gara, con la successione stessa delle reti, con l’evoluzione delle sue fasi che a differenza delle amichevoli precampionato hanno visto i giallorossi tirare fuori gli artigli nelle difficoltà, ad esplicitarlo – ha avuto un peso specifico determinante.

DRITTI AL SODO – Il resto lo ha fatto la lucidità di pensiero ed azione all’atto pratico: un mix andato sviluppandosi su un binario tattico per nulla dissimile a quello del passato più recente – il sempre caro 3-5-2 – ma dai contenuti rivisitati, più pragmatico e per certi aspetti meno effimero. Un concetto che già il tecnico Caserta si era premurato di illustrare in sede di presentazione – «il calcio che mi piace è palleggio ma anche ricerca immediata della profondità» – e che gli stessi interpreti di campo – stuzzicati a trovare differenze tra un “prima” vivariniano ed un “adesso” – hanno chiaramente tratteggiato. L’ultimo in ordine cronologico l’autore della rete dell’uno a uno ai neroverdi Simone Pontisso per il quale «la volontà di giocare la palla è rimasta uguale» rispetto alla passata gestione, «ad essa però si sta imparando ad abbinare ora una capacità di andare in verticale appena se ne ha la possibilità». A sprazzi questa impostazione ha cominciato a vedersi domenica scorsa ed andrà certo perfezionata ed aggiustata; il completamento delle operazioni di mercato – dalle quali l’allenatore melitese logicamente attende un sostanzioso rimpolpamento in termini numerici per la rosa e tecnici per le corsie laterali – potrebbero sommare un virata verso un nuovo modo di stare in campo: quel 4-2-3-1 considerato in partenza modulo base e marchio di fabbrica del nuovo titolare della panchina.

CUORE – Coraggio misto a numeri, quindi. Che però insieme nulla sarebbero senza il collante del cuore: fattore preponderante del prima – quando i dubbi parevano più delle certezze – del durante – quando tutto sembrava ricordare i copioni delle ultime uscite amichevoli – e del dopo – in quell’abbraccio di seguito allo sparo a salve di Laurienté – la sfida alla corazzata di Fabio Grosso. A rompere il cerchio di domenica è stato uno sprone asciutto da parte del bomber: «Adesso dobbiamo prepararci perché con la Juve Stabia devono essere tre punti»; una promessa al cielo, una sfida lanciata alle stelle, per innestare la quarta, dopo aver preso sicurezza, nella nuova avventura.